Forse in molti non lo sanno oppure non immaginano che un paese come l’Italia sia vittima di cybercrime, ma secondo il Rapporto Italia 2017, stilato dall’Istituto di studi politici, economici e sociali (EURISPES), il cybercrime costa alle aziende italiane 9 miliardi di euro l’anno. I settori più colpiti sono il mondo dell’informazione e quello del gioco: le piattaforme di blogging e gaming nel 2015 hanno visto gli attacchi aumentare del 79% rispetto all’anno precedente. Seguono poi gli attacchi alle automobili dotate di sistemi di connessione, + 67% e il settore ricerca e innovazione che fa registrare un aumento del 50%.
In cima alla classifica dei crimini più commessi il furto dei dati personali (20%), la reputazione aziendale (17%), furti di denaro (11,5%), furto d’identità (7,5%) e di dati dei dipendenti (6,5%). Attacchi che vengono spesso scoperti in ritardo, causando non pochi problemi a privati e aziende. Nonostante questo però solo il 19% delle aziende ha attivato dei piani sicurezza. Nel 2015 sono stati spesi circa 300 milioni di euro in tecnologia e software per fronteggiare questi attacchi. Una spesa molto esigua che secondo i calcoli dovrebbe aumentare solo del 2% da qui al 2018.
Molte le aziende che preferiscono non investire in sicurezza rischiando un danno economico di gran lunga più caro di quello di un eventuale spesa. Nel 2015 le aziende italiane hanno subito, a causa di attacchi informatici, un danno medio di trentacinque mila euro. Le aziende italiane, secondo un rapporto di Accenture, spendono in media, in cyber sicurezza, solo l’8,4% del loro budget. Il 60% delle aziende nostrane riserva questa spesa esclusivamente a progetti che secondo i piani aziendali hanno priorità, un comportamento in controtendenza con il resto del mondo che spende il proprio budget, nel 62% dei casi, per il comparto sicurezza in generale e il 44% al supporto di nuove iniziative di business.